Sono arrivati in 15, tra medici, tecnici, rianimatori: esperti cinesi contro le epidemie sono approdati a Bergamo, all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, guidati da Qiu Yunqing, vicedirettore esecutivo del primo ospedale dell'Università di Zhejiang. La delegazione scientifica, che è stata in prima linea per bloccare il primo focolaio mondiale di coronavirus, quello di Wuhan, ha incontrato al Papa Giovanni diversi capidipartimento dell'Asst che stanno gestendo il massiccio afflusso di contagiati. «È stato un confronto fruttuoso, ci hanno illustrato la loro strategia utilizzata per domare il focolaio di Wuhan e noi il nostro modello operativo - spiega Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas (Emergenza alta specializzazione) dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Dal punto di vista clinico e terapeutico le strategie sono simili, loro sono rimasti particolarmente stupiti del fatto che non si fosse bloccata la circolazione delle persone immediatamente. Ma questo non è di competenza nostra. Ci hanno chiesto di cosa avevamo bisogno: di tutto, gli abbiamo risposto, ci servono medici con urgenza e infermieri, per poter aprire altri letti, ormai siamo al massimo della nostra capienza, non possiamo fare di più. E ci servono anche attrezzature». La delegazione, spiega Cosentini, non ha per il momento chiarito se ci sarà la possibilità di avere in ospedale a Bergamo medici cinesi, «noi lo speriamo, a loro le disponibilità non mancano, hanno attrezzature, strumenti e risorse anche per attivare eventualmente aree ospedaliere che ci siano di sollievo». Nel corso dell'incontro i medici del Papa Giovanni si sono confrontati con i colleghi cinesi anche sulle misure di contenimento del contagio. «La loro strategia è stata determinante - aggiunge Luca Lorini, direttore del Dipartimento Emergenza, urgenza e Area critica del Papa Giovanni -. Con una operazione capillare di test hanno messo in campo un sistema elettronico di controllo degli spostamenti: hanno diviso in tre fasce la popolazione, quella verde ovvero i negativi al virus, quella gialla, gli abitanti che potevano avere il contagio ma asintomatici o con sintomi lievi, e quella rossa, con sintomi e positiva. Attraverso Qr code sui telefonini si controllava chi si spostava: i gialli avevano l'obbligo di quarantena in casa con il cibo che veniva consegnato davanti alla porta, quella rossa isolata in ospedali e strutture sanitarie, solo i verdi potevano circolare. Oltretutto, va sottolineato che i medici e gli infermieri che lavoravano a Wuhan non potevano rientrare a casa: sono rimasti in alloggi appositi o in ospedale, sempre». Intanto, nell'attesa di una «iniezione» di medici e infermieri anche dall'estero, al Papa Giovanni sono stati aperti altri 7 letti di degenza Covid, non di Terapia intensiva: è stato possibile grazie all'arrivo di altri 12 infermieri della Croce Rossa, mentre ieri gli accessi al pronto soccorso sono risultati stabili, una cinquantina di persone. Intanto, per tutta la Lombardia ieri si è assistito a un arrivo di materiali, attrezzature e medici da diversi Paesi. Ieri sera a Malpensa sono sbarcati 52 medici e infermieri da Cuba, andranno a lavorare nell'ospedale da campo allestito a Crema, mentre a Pratica di Mare, dalla Russia, con 9 aerei sono arrivati 120 uomini tra medici ed esperti, in tutto otto brigate mediche, camion per la disinfestazione, ospedali modulari da campo, 100 ventilatori polmonari e 500 mila mascherine mediche. E nella notte di sabato è atterrato a Orio al Serio un C-130 dell'Aeronautica militare italiana, con 16 ventilatori polmonari acquistati e importati dalla organizzazione no profit milanese «Hope Onlus»: i ventilatori sono destinati alle Terapie intensive di Bergamo, Sondalo (Sondrio) e Milano. «Hope Onlus», specializzata in progetti sulla salute e sull'educazione in Medio Oriente, aveva già donato 7 ventilatori polmonari e ne donerà altri 26 nei prossimi giorni. Ed entro oggi donerà e consegnerà anche 11 ecografi portatili agli ospedali lombardi.
Intanto sembra non essersi ancora concretizzata, per questioni diplomatiche, l'ipotesi che aveva preso corpo sabato per il trasferimento di alcuni pazienti dalle Terapie intensive del Papa Giovanni di Bergamo e del Policlinico San Marco di Zingonia in strutture ospedaliere della Germania. E per oggi, intanto, anche l'Asst Bergamo Est attende la consegna di nuovi 8 ventilatori.