Sono in molti a ricordare in Palestina e in Israele, l’esempio di coraggio della missionaria Suor Anna Maria Pastore che, durante la Seconda Intifada, nella famosa battaglia e l’assedio di Jenin, è passata in mezzo ai posti di blocco dell’esercito, ai mitra e ai carri armati per portare aiuto, viveri e medicine a donne e bambini, accompagnando i malati al di là del muro per ricevere assistenza e cure mediche. Vissuta poi a Sephoris per 10 anni, Suor Anna Maria ha offerto cure e affetto inesauribili a molti bambini di tutte le religioni accolti nella Casa d’Accoglienza, dove è stata per tutti loro una figura materna, accudendoli con amore e dedizione, donando loro il calore e l’affetto di una vera famiglia. Un lontano giorno dell’aprile 2009 Suor Anna Maria ha chiamato Hope per salvare Sephoris. Alla fine del 2011, è rientrata in Italia per continuare le cure riabilitative iniziate a Nazareth dopo che, nel mese di agosto del 2010, è stata colpita da un ictus che l’ha parzialmente paralizzata. E’ la persona che rimane nel cuore di tutto il Team di Hope, per la sua dolcezza, dedizione, simpatia.
“Mi ricorderò sempre il giorno in cui sono andata a Nazareth all’Italian Hospital per portare 3 piccoli ospiti di Sephoris alla visita oculistica e, incuriosita dalle gru in giardino, entro nel nuovo meraviglioso Reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva. Solo un anno prima non c’era. Chiedo alla mia amica Odette Shomar, attivissima e generosa collaboratrice dell’ospedale, chi aveva creato tutto questo. E mi racconta la storia di una signora italiana di Milano che aveva coinvolto medici, ingegneri, donatori e Fondazione Milan per realizzare finalmente il sogno delle mamme e dei medici di Nazareth: un intero reparto dedicato alla neonatologia e alla terapia intensiva dove poter salvare i neonati in pericolo. Il mio cuore si è riempito di gioia per questo segno posto sulla mia strada: dovevo raggiungere questa signora a qualunque costo perché salvasse Sephoris, il mio orfanotrofio in pericolo. Mi faccio dare il numero di telefono e decido di chiamarla. E da lì nasce un impegno inarrestabile, appassionato, determinato della Signora Elena e di tanti professionisti di Hope che hanno permesso di salvare il nostro orfanotrofio dalla perentoria minaccia di chiusura dello Stato d’Israele. Un nuovo edificio, una meravigliosa cucina industriale, l’impianto antincendio, tutta la nuova foresteria e la più bella area di 700 metri quadri per i bambini più piccoli.”